… e che non sempre i medici prescrivono! Grazie al dott. Alberto Cerasari e al dott. Valerio Solari longevity doctor di SoLongevity Clinic, ho scoperto che c’è un modo semplice e alla portata di tutte per fare il punto sulla salute del nostro organismo. Basta un banale prelievo del sangue. Ti hanno mai prescritto l’omeocisteina? E la lipoproteina A? Difficile che vengano inseriti nei controlli di routine, eppure sono esami fondamentali per la longevità. Infatti non restituiscono solo una fotografia dello stato di salute attuale ma hanno anche un valore predittivo e preventivo.

Curiosa di sapere quali sono? Ecco la lista da inserire nel tuo prossimo check-up (puoi farli in qualsiasi laboratorio). Prendi nota!

Lipoproteina a (Lpa)

Questa molecola è responsabile del trasporto del colesterolo nel flusso sanguigno e influisce sulla formazione delle placche ateroscheloritiche. Si tratta di un marcatore geneticamente predeterminato che definisce in nostro rischio cardiovascolare sulla base dell’effetto infiammatorio e del potenziale di placca che può avere sulle nostre arterie. L’esame è consigliato a tutti fin dalla giovane età.

Homa Index (glicemia e insulina)

Molto importante per fare diagnosi di insulino resistenza. Si calcola attraverso una comparazione tra la concentrazione di glucosio e il livello di insulina a digiuno secondo una formula matematica (glucosio per insulina diviso 405). Se il valore è alto, aumenta il rischio di poter sviluppare diabete e sindrome metabolica. Ripassino: l’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che aiuta lo zucchero in circolo nel sangue a venire immagazzinato nei muscoli e nel fegato. Nel caso di insulino resistenza per attuare questo processo l’organismo richiede maggiori quantità di insulina, che tuttavia non riescono ad abbassare i livelli di glucosio perché la risposta delle cellule è diventata meno efficace. L’eccesso di grasso addominale (specie se di tipo viscerale) è considerato una condizione predisponente: può comportare un’alterazione del metabolismo dei grassi e degli zuccheri e l’attivazione del processo di infiammazione cronica, che a sua volta può sfociare in insulino resistenza.

Emoglobina glicata

Mentre la glicemia misura i livelli di zucchero presenti nel sangue al momento del prelievo, questo esame definisce i livelli di glicemia a cui siamo stati esposti nei 3 mesi precedenti. L’emoglobina glicata, o glicosilata, ci dà un indice del processo di glicazione, che avviene quando gli zuccheri si attaccano alle nostre cellule provocando danno e infiammazione. È utile per individuare precocemente una predisposizione al diabete di tipo 2 e per prevenire complicazioni a lungo termine nelle persone diabetiche.

Omocisteina

L’esame serve a misurare la quantità di questo aminoacido presente nel sangue che, in condizioni normali, viene metabolizzato rapidamente grazie alle vitamine del gruppo B.

E’ un parametro molto importante per indicare uno stato infiammatorio e, valori elevati, sono associati a un maggiore rischio cardiovascolare. Diverse cause possono portare a un aumento del livello di omocisteina: un’alterazione genetica, la carenza di alcune vitamine (in particolare del gruppo B), l’età e anche al calo degli estrogeni in menopausa.

PCR Proteina C reattiva ad alta sensibilità

È un marcatore estremamente sensibile di infiammazione: infatti riesce a misurare anche concentrazioni basse di questa glicoproteina che viene prodotta dal fegato quando sono in corso processi infiammatori. Da non confondere con l’esame della proteina C reattiva “generico”, utilizzato per la diagnosi delle infezioni acute,  il test “ad alta sensibilità” è fondamentale per stimare il rischio cardiovascolare e per identificare l’infiammazione cronica silente di basso grado che si associa spesso a condizioni metaboliche rischiose per la salute.

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