Chi di noi non vorrebbe assicurarsi una vita lunga e in salute? Sulla strada per raggiungere questo obiettivo c’è però un ostacolo che si chiama sindrome metabolica ed è molta più diffusa di quanto si pensa. Il Dr Alberto Beretta, immunologo ed esperto di longevità, ci aiuta a capire cos’è e quali strategie adottare per combatterla.

“Possiamo definire la sindrome metabolica come un’epidemia comportamentale, perché è legata al 90% agli stili di vita anche se entrano in gioco pure fattori genetici. Le persone sono stressate, hanno una vita troppo sedentaria e accumulano grasso viscerale che finisce per provocare processi infiammatori cronici tipici dell’invecchiamento. E’ determinata dalla combinazione di diversi fattori di rischio come ipertensione, diabete di tipo 2, obesità e colesterolo elevato. Il risultato finale è una patologia cardiovascolare. Purtroppo a una certa età la sindrome metabolica è considerata quasi come uno stato normale, perciò la diagnosi spesso non viene fatta”.

Quali sono i campanelli di allarme?

“Se si presentano più sintomi vuol dire che siamo già in una fase avanzata, cosa che è molto frequente se consideriamo che gli over 60 in Italia fanno ricorso in media a sei farmaci al giorno.  Come regola di base bisognerebbe abituarsi a controllare il peso periodicamente, stando attenti a rimanere nel range indicato dall’indice di massa corporea”.

La sindrome metabolica interessa solo gli over 50?

“Molte evidenze dicono che queste patologie hanno tempi di incubazione lunghissimi e oggi abbiamo test di laboratorio che le possono diagnosticare in anticipo. Ecco perché, con la clinica SoLongevity di cui sono direttore scientifico, cerchiamo di portare avanti un concetto di medicina preventiva e anche di medicina di genere. Nelle donne il problema si accelera dopo la menopausa, infatti gli estrogeni hanno un forte valore protettivo per le malattie cardiovascolari. Se è vero che le donne hanno una vita media più lunga degli uomini e altrettanto vero che la loro aspettativa di vita in salute è più bassa”.

Come si può intervenire?

“Non mancano gli interventi correttivi, basati sulla combinazione di attività fisica e nutrizione corretta, che andrebbero adottati per tempo. Le donne, forse più degli uomini, devono fare attività fisica. C’è troppa tendenza a non muoversi e con la menopausa inizia un processo di sarcopenia (ovvero la perdita progressiva della massa muscolare che è il miglior distretto corporeo dove stoccare il glucosio sotto forma di glicogeno in modo che non rimanga in circolo trasformandosi in grasso superfluo) che porta a insulino resistenza e quindi al diabete. Bisogna fare uno sport intenso, la camminata va bene ma occorre molto di più dei 10mila passi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

La dieta ha un’azione protettiva?

“Quando si parla di dieta si apre un’enciclopedia… Di sicuro bisogna evitare i cibi infiammatori come gli zuccheri raffinati e i latticini per gli intolleranti, ed è consigliabile che l’apporto calorico sia sempre un po’ al di sotto di quello di cui abbiamo bisogno (cosa che è alla base delle terapie antiaging). Però attenzione: non esistono soluzioni buone per tutti. Infatti non c’è nulla di più personalizzato di una dieta, su cui incide anche la presenza o meno di ipotiroidismo. Quindi raccomando di mettersi nella mani di un bravo nutrizionista”.

Dormire bene aiuta?

“Certo, il sonno è il regolatore di tutti i cicli circadiani: l’ideale è dormire 8 ore e ci sono evidenze scientifiche che il sonnellino pomeridiano fa molto bene. Per garantirsi un buon sonno si possono adottare strategie come gli occhiali filtranti, indicati soprattuto se lavoro o studio davanti allo schermo nelle ore serali. Buoni risultati sono stati osservati con l’assunzione di integratori di ultima generazione che lavorano sulle sirtuine, le proteine prodotte dai geni della longevità: sono molecole importanti per la fisiologia cellulare che regolano l’insulino resistenza, i ritmi circadiani, i ritmi ormonali e i processi immunitari come l’infiammazione silente, che parte come processo difensivo e poi diventa patologico. Come SoLongevity abbiamo sviluppato formulazioni nutraceutiche innovative basate sull’uso dei precursori di alcuni principi attivi: non tutti, infatti, si possono prendere per via orale perché non penetrano nelle cellule (il resveratrolo ne è un classico esempio). Sono prodotti che hanno risultati interessanti sia per sindrome metabolica che per salute femminile”.

Con la collaborazione del Dr Alberto Beretta, immunologo e direttore scientifico di SoLongevity

#Be healthy