Vi piacerebbe fermare l’orologio biologico e assicurarvi una lunga vita in salute? Ecco alcune cose che ho imparato al Milan Longevity Summit, l’evento che ha portato nel capoluogo lombardo alcuni dei maggiori esperti mondiali in tema di longevità, specialisti di aree diverse (dall’immunologia alla nutrizione, dalle neuroscienze alla genetica, dalla salute mentale alla biotecnologia…) impegnati a decifrare i meccanismi dell’invecchiamento per farci vivere più a lungo e in salute.

Se da una parte c’è chi studia gli orologi dell’invecchiamento con l’obiettivo di curare le malattie associate all’età o arrivare addirittura a riprogrammare le lancette del nostro organismo, dall’altra c’è un orientamento sempre più marcato verso una medicina preventiva e personalizzata. Una cosa è certa, se vogliamo invecchiare bene dobbiamo iniziare a pensarci subito (diciamo intorno i 40 anni).

COME?

SEGUENDO I 3 PILASTRI DELLA LONGEVITY!

Ebbene, diversi studi confermano che uno stile di vita sbagliato contribuisce a farci invecchiare più velocemente o, meglio, fa sì che l’età lasci i suoi segni. Proprio come succede con la pelle, se non ce ne prediamo cura per tempo le rughe arrivano prima e in modo più evidente. La buona notizia è che possiamo rallentare e persino invertire l’invecchiamento biologico. Ecco la ricetta:

-ALIMENTAZIONE SANA

-SONNO DI BUONA QUALITA’ per almeno 7/8 ore a notte

-ATTIVITA’ FISICA costante, che va dal fare le scale o andare a piedi in ufficio ogni giorno all’allenamento vero e proprio. Secondo uno studio irlandese l’esercizio fisico è in grado di rallentare in modo significativo l’invecchiamento!

Meglio l’attività aerobica o di forza? La risposta è entrambe, 3 volte la settimana. Avere una buona massa muscolare significa invecchiare in salute con un minore rischio di cadute, conservare la mobilità fisica ed essere autonomi più a lungo.

Il dr. Alberto Beretta, immunologo esperto di medicina della longevità e presidente della Fondazione SoLongevity, ha spiegato che l’attività fisica, così come una moderata restrizione calorica e i nutraceutici di nuova generazione, attiva le sirtuine, ovvero le proteine della longevità che hanno la capacità di promuovere la riparazione del dna e regolare i processi infiammatori.

L’esercizio fisico è l’unica terapia preventiva conosciuta.

E non è finita qui, perché L’ATTIVITA’ FISICA E’ ANCHE UNA DELLE CHIAVI PER LA SALUTE DEL CERVELLO.

Come ha evidenziato la prof. Michela Matteoli, Direttore dei Programma di Neuroscienze presso Humanitas Research Hospital, fare movimento aumenta le sinapsi e la loro plasticità, mentre al contrario il deupaperamento delle sinapsi è una spia di malattie neurodegenerative come l’alzhaimer. L’attività fisica, insieme a una dieta sana, alla riduzione dello stress e al mantenere attivi i rapporti sociali fa parte di quel corretto stile di vita  in grado di ridurre l’infiammazione che è nemica delle sinapsi. Anche il solo fatto di perdere peso riduce il livello infiammatorio perché il tessuto adiposo è una delle fonti più importanti di infiammazione.

PENSATE QUANTO E’ IMPORTANTE ALLENARSI!

A proposito di alimentazione Claudio Franceschi, professore emerito presso l’Università Alma Mater di Bologna, ha sottolineato come LA DIETA MEDITERRANEA E’ IN GRADO DI DIMINUIRE L’INFLAMMAGING, cioè l’infiammazione cronica di basso grado che si sviluppa con l’invecchiamento (“scoperta” proprio da lui nel 2000), e di ringiovanire gli orologi biologici. Il nostro sistema immunitario ha un meccanismo di adattamento tra processi pro-infiammatori e anti-infiammatori che funziona bene quando si è giovani ma col passare del tempo viene iper stimolato. Il risultato è l’infiammazione cronica di basso grado che apre la porta a tutta una serie di patologie che a loro volta aumentano l’inflammaging.

La note dolente per noi donne? Dopo la menopausa perdiamo il privilegio della prevalenza dell’aspetto anti-infiammatorio, quindi il nostro sistema diventa abbastanza simile a quello maschile (vedi l’aumento delle problematiche cardiovascolari).

LE DONNE SONO PIU’ LONGEVE MA HANNO UN’ASPETTATIVA DI VITA IN SALUTE PIU’ BASSA. Lo ha confermato anche la Dr. Francesca Baglio, neurologa presso IRCCS Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano: abbiamo un rischio di declino cognitivo 3 volte più alto rispetto agli uomini che vuol dire essere più suscettibili alle patologie neurodegenerative. Ecco perché è importante parlare di FemGevity e inserire una prospettiva di genere nello studio delle malattie, proponendo interventi diversi durante tutto il corso della vita. La ricetta? Attuare da subito comportamenti virtuosi per aumentare le nostre riserve cerebrali e cognitive, per esempio banalmente impegnarsi con la settimana enigmistica, le carte e il potenziamento della  memoria (che è colpita più nelle donne che negli uomini). Un altro compito importantissimo è la socialità: infatti perdere i contatti sociali favorisce la depressione che è il più importante fattore di rischio per il declino cognitivo.

#Be healthy